Dissolvenza

Spesso mi è stato chiesto come nascono le mie opere teatrali. Non lo so spiegare. Non so neppure riassumere le mie opere, salvo che per dire che cosa è accaduto. Che cosa è stato detto. Che cosa è stato fatto. La maggior parte delle opere sono generate da una battuta, una parola o un’immagine. Spesso la parola data è seguita poco dopo dall’immagine. Farò l’esempio di due battute che mi vennero alla mente inattese, seguite da un’immagine, seguita da me. I drammi sono Il ritorno a casa e Vecchi tempi. La prima battuta del Il ritorno a casa è “Cosa ne hai fatto delle forbici?” La prima battuta di Vecchi tempi è “Scura”. In entrambi i casi non avevo ulteriori informazioni. Nel primo caso qualcuno ovviamente stava cercando un paio di forbici e ne chiedeva conto a qualcuno lì vicino che sospettava di averle rubate. Ma in qualche modo io sapevo che alla persona a cui si rivolgeva non importava nulla delle forbici né, a tale riguardo, di chi la interrogava. “Scura” lo intesi come descrizione dei capelli di qualcuno, i capelli di una donna, ed era la risposta a una domanda. In entrambi i casi mi trovai costretto a seguire l’argomento. Ciò si verificò visivamente, una dissolvenza molto lenta, attraverso l’ombra nella luce.

Harold Pinter

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