Personaggi

Cosa c’è di vero? Questi personaggi sono effettivamente esistiti? Non c’è, ripeto, soltanto il desiderio che questi personaggi siano considerati delle persone vive, delle persone vissute, di cui si possa dire che abitavano in quella casa lì, sono morti e sono sepolti in quel cimitero là. Era questa la mia preoccupazione in un mondo che tende sempre più a non credere, che non crede più neppure ai testimoni pronti a farsi sgozzare. Però, circa il rapporto tra me e i miei personaggi, devo dire che essi sono veri, cioè assomigliano in qualche modo a delle persone realmente vissute. Potrei trattenermi qui fino a domani mattina a dire che gli shorts di Micòl appartengono a quella tale signorina che io ho visto un giorno e mi ha colpito quando ero ragazzo, oppure che la faccia sudata di Malnate appartiene veramente ad un mio amico che non si chiama Malnate, ma che si chiama, per esempio, Vincenzo Cicognani, il quale sta a Lugo, ha la faccia sudata quando discute ed è anche molto alto. Mentre Malnate si chiama, sì, come Franco Malnate, il quale però non ha niente a che fare con Giampiero Malnate, perché è ben vivo e sta a Novara ed è tutto contento che io abbia prestato il suo cognome al mio personaggio. C’è poi un altro Malnate di Novara che studiava a Ferrara intorno al ‘38 ed era innamoratissimo di una ragazza che non ha niente a che fare con Micòl, e che mi faceva un po’ ridere perché piangeva sulla spalla degli amici… Quindi da un lato, ognuno di questi personaggi ha un rapporto col vero oggettivo — e molti si sono offesi per questo — però da un altro lato, sono tutte forme del sentimento di chi ha scritto questo romanzo, cioè effettivamente Micòl c’est moi, il professor Ermanno c’est moi, il ciabattino Rovigatti c’est moi, mio padre sono io. Anzi vi dirò di più: quando il professor Ermanno invita il narratore ad andare a Venezia al cimitero israelitico — quello antico, non quello moderno —, gli raccomanda di farsi dare l’apposita chiave per entrare, eccetera, e gli spiega che se lui ha un tale dolcissimo ricordo di quel posto è perché ci andava da giovane con la fidanzata, ebbene, queste sono tutte cose che ho vissuto io e non lui. Nel mio romanzo, insomma, ogni personaggio degno di questo nome è una forma del mio sentimento.

 Giorgio Bassani sui personaggi dei romanzi che non sono suoi e sono suoi (da un’intervista inedita tenuta all’Istituto Italiano di Cultura di New York, 1966.)

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