Julieta Dobles

Il mare dentro

Anche lontano dal mare,
ho un po’ di mare nei miei occhi
a mandare riflessi azzurri.

Solo un profilo, un orizzonte raccolto e vivo
che mi chiama e richiama con la sua
chiara presenza di amico, amante, amato.
E con la sua insenatura torbida o limpida
dove affondare lo sguardo e tutte le stanchezze.

Ogni mattino al risveglio
lo bevo come una dolce droga.
Divino nel suo colore il futuro del giorno.
Mi dondolo al suo lontano movimento,
mi immergo nella sua luce,
tagliata dalla nebbia in pallide isolette.
Ed è più reale e più mio di tutti gli oceani
che non posso contenere.

Quando qualcuno dice: “Il mare!”,
è il mio pezzo di mare che gli risponde.

Quando qualcuno dice: “L’orizzonte è d’argento!”,
sono sicura che la sua miniera è il mio mare.

Incorniciato dai miei alberi che l’autunno
fa rossi ogni giorno di più con maggior furore,
mi si apre dolcemente e mi parla di casa,
di scienza, di felicità, d’amore, di spiagge remote,
di bambini che ridono, di città feroci e
di profondità di pesci come ideali,
sorpresi e bucolici.

Quando una barca lo divide in due,
mi lancia il luccichio dolente
della sua spuma distante.
E quando la tempesta lo rabbuia e lo irrita,
mi abbaglia con la sua terribile
forza di ondate irose.

Cambia volto e colore
secondo l’avanzare del giorno.
All’alba è nebbioso e lontano,
come se il sogno avvolgesse anch’esso.
La mattina sorge, azzurro e glorioso,
tromba gioiosa che sale fino
alla spiaggia e deborda.
A mezzogiorno è
di cobalto e profondissimo,
poi gli cade sopra il cielo.
Il pomeriggio si diluisce,
brillante e caliginoso,
come se dall’altra parte
lo aspettasse un appuntamento amoroso.
E la notte, resta solo il suo cupo rimbombo,
sincronizzando il sogno e il vuoto.

Ho sempre voluto tenere un mare in me.
Da bambina, questo mare
sarebbe stato il regalo perfetto.
Tante volte l’ho sognato mio,
sotto il letto, avvolto in riflessi bagnati,
pieno di grazia e di schiuma salmastra,
tutto per me!

La vita mi ha aiutato a costruirlo.
Basta che chiuda gli occhi,
e mi sta aspettando lì, liquido, dolce, vago,
come un sogno infantile che
all’improvviso mi salta tra le mani.

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