La partita

Giocarsi con qualcun altro la partita della fedeltà, sapendo a memoria tutte le mosse: poi stupirsi della loro perdita di significato, direttamente proporzionale alla leggerezza che hanno assunto e alla calma che danno. Lo pagheremo il disinteresse, la non-voglia di farsi la guerra. Questa maturità così simile all’insufficienza.
L’auto-convinzione, la bottiglia d’acqua vicino al letto: tutto concorre alla ricerca di un sonno tranquillo e senza colpe. Tu resti indietro, fingo di non guardarti, mi addormento, mi sposto. In sogno ogni tanto mi raggiungi, mi prendi per la manica, mi chiedi se è vero che non parliamo più. Vorrei chiederti scusa, ma ho giurato di stare zitta e di non voltarmi. Restiamo così, come si fosse già morti e narrati: preservo dal rischio di dispersione rovinosa un vecchio mito, osservo il meno possibile.
Immagino guarigioni miracolose, una salute impeccabile – poi mi sveglio, scrivo un sms, ricevo la consolazione del display luminoso, mi addormento ancora, precipito nel vuoto, mi sveglio. Mentre chiudo gli occhi penso che ho avuto fortuna.

— Francesca Ippoliti

Commenti

Etichette

Mostra di più