Mario Rigoni Stern

«Cari compagni, sì, compagni, perché è un nome bello e antico, che non dobbiamo lasciare in disuso; deriva dal latino «cum panis», che accomuna coloro che mangiano lo stesso pane.

Coloro che lo fanno condividono anche l’esistenza, con tutto quello che comporta: gioia, lavoro, lotta e anche sofferenze.

È molto più bello compagni che camerati, come si nominano coloro che frequentano lo stesso luogo per dormire, o anche di commilitoni, che sono i compagni d’arme.

Ecco, noi della Resistenza siamo compagni, perché abbiamo sì diviso il pane quando si aveva fame ma anche insieme vissuto il pane della libertà, che è il più difficile da conquistare e mantenere.

Oggi che, come diceva Primo Levi, abbiamo una casa calda e il ventre sazio, ci sembra risolto il problema dell’esistere e ci sediamo a sonnecchiare davanti alla televisione. All’erta compagni!

Non è il tempo di riprendere in mano un’arma ma di non disarmare il cervello sì, e l’arma della ragione è più difficile da usare che non la violenza.

Meditiamo su quello che è stato e non lasciamoci lusingare da una civiltà che propone per tutti autoveicoli sempre più belli e ragazze sempre più svestite.

Altri sono i problemi della nostra società: la pace, certo, ma anche un lavoro per tutti, la libertà di accedere allo studio, una vecchiaia serena; non solo egoisticamente per noi, ma anche per tutti i cittadini. Così nei principi fondamentali della nostra Costituzione nata dalla Resistenza.

Vi raggiunga il mio saluto, compagni dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, e Resistenza sempre. Vostro, Mario Rigoni Stern».

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