Giorgiana Masi

12 maggio 1977 veniva uccisa Giorgiana Masi. Io non dimentico Giorgiana Masi doveva compiere ancora 19 anni, frequentava l'ultimo anno del liceo scientifico, uccisa da un proiettile vagante sparato da un poliziotto, a Ponte Garibaldi a Roma, mentre era in corso una manifestazione per ricordare la vittoria del referendum sul divorzio. Ministro dell'interno Francesco Cossiga Nessuno è stato mai indagato nè incriminato per quell'omicidio. Era una manifestazione di donne, una manifestazione non violenta indetta dal partito radicale e dal Movimento Liberazione Donna. Questa è la testimonianza del fotografo Tano D'Amico nel 2005 presente alla manifestazione del 12 maggio 1977: "Mi trovo in piazza della Cancelleria, all’angolo con corso Vittorio Emanuele. E’ un pomeriggio orrendo di cariche continue, ripetute, molto violente e rimango tagliato fuori posizione rispetto agli altri miei colleghi fotografi. Il ragazzo con i ricci e la tolfa in primo piano è un agente in borghese. Scatto una foto, poi un’altra. Lui se ne accorge e dice al superiore al suo fianco: “Guarda che quello mi ha fotografato”. E il capo gli risponde: “Ma lascia perdere, non vedi che casino... “. Devo essere sincero, non mi sembrò di aver fatto nulla di speciale. I poliziotti infiltrati nei cortei erano la regola. Ma quando vidi Cossiga giurare davanti al paese e al Parlamento che quel giorno non c’erano agenti in borghese, capii che c’era qualcosa che non andava. Qualcosa di molto grave. Mi alzai dal letto e feci il giro dei giornali che conoscevo con quelle foto. Mi accorsi come un paese intero non volesse la verità e l’evidenza delle cose. Ancora oggi mi spiace dirlo. Nonostante le denunce circostanziate anche la stampa più vicina a noi non volle raccogliere le ammissioni esplicite di uomini delle forze dello Stato. Nei corpi armati qualcuno non era d’accordo nell’uccidere delle donne inermi. Mi capitò che degli esponenti della polizia romana, incontrandomi per la strada, cercassero di farmi riflettere. Frasi come: “I nostri colleghi che lei ha fotografato erano maschi e la ragazza uccisa era donna”. Con delle pause insistenti, a sottolineare le parole. Battute ripetute una volta, due. Allora ho cominciato a interrogarmi e tutto mi apparse chiaro: hanno ucciso una donna per non rischiare di colpire un loro collega. Poi anche l’incontro con quell’ufficiale... Un giorno, alcuni mesi dopo l’omicidio, mi trovo in un bar di una centrale piazza di Roma. Un ufficiale in divisa di un corpo armato dello Stato mi saluta e mi chiede: “Come va la questione a cui lei è molto interessato, il caso di Giorgiana Masi? “. Risposi che non avevo purtroppo più avuto modo di seguirla. Sapevo solo che tutto era stato insabbiato, perchè il calibro del proiettile che uccise Giorgiana non era in dotazione alle forze di polizia. Ma questo ufficiale, che evidentemente mi aveva abbordato proprio per imboccarmi, mi rispose: “Non nelle azioni di ordine pubblico, ma i tiratori scelti del poligono di Nettuno si allenano con carabine di quel calibro”. Mi salutò e se ne andò. Lo dissi ai giornali, ma la notizia uscì solo sul quotidiano delle femministe “Donna” e su “Noi Donne”, Sai, erano voci senza prove. Ma ancora oggi credo che quelle persone avevano l’intenzione sincera di fare sapere la verità a tutto il paese." Ancora oggi noi donne aspettiamo la verità, ancora oggi nessuno è stato punito, ancora oggi le forze dell'ordine non portano il numero identificativo sulle divise, ancora oggi s'infiltrano in borghese nelle manifestazioni, ancora oggi si viene uccisi e nessuno paga. Ancora oggi, noi donne ricordiamo quel maledetto giorno, la violenza che accadde per colpa di un ministro interno Cossiga. Chiedo alle donne deputate: Nessuna di voi sente l'esigenza di voler saper la verità, di voler giustizia per una ragazza uccisa in una manifestazione non violenta. La prima foto è il poliziotto in borghese con la pistola in mano, la seconda Giorgiana Masi, le altre due le donne o meglio le ragazze alla manifestazione.

Santina Sconza

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