Clima, impossibile puntare alla crescita infinita in un mondo finito. Ma non per il negazionismo neoliberista

(…) Il negazionismo climatico non è un fenomeno nato dal nulla: sarebbe stato largamente finanziato e diffuso da industrie petrolifere come Exxon Mobil, think tank neoliberiste come American Enterprise Institute, oltre che da potenti figure politiche ed economiche come i Koch Brothers e giornali come Wall Street Journal. Per ulteriori approfondimenti, i contributi Merchants of Doubt: How a Handful of Scientists Obscured the Truth on Issues from Tobacco Smoke to Global Warming di Naomi Oreskes e Climate Cover Up: the Crusades to Deny Climate Change di James Hoggan.

Alla radice dell’incremento incontrollato di gas serra a livello globale esiste un modello di sviluppo che mira alla crescita economica infinita, spinge alla globalizzazione e a un mercato globale che deve essere lasciato “libero” perché si autoregola e non necessita quindi di interventi di governi nazionali e transnazionali. Come un gregge di pensatori indipendenti, ci hanno abituati a credere che non ci sono alternative a questo modello di sviluppo che calpesta l’ambiente sull’altare dell’economia e dei mercati globalizzati che si autoregolano. I critici, visionari di un modello di sviluppo alternativo, sono tacciati di scarso realismo. Ma sono proprio i sostenitori acritici di questo approccio al progresso a non essere realisti: la crescita infinita e incontrollata in un pianeta finito è impossibile.

La vera utopia, lo scollamento totale dalla realtà, è illudersi che l’economia e il mercato non possano essere regolati da vigorosi interventi governativi a livello nazionale e transnazionale per frenare la catastrofe climatica. In altre parole, un’alternativa a questo modello di sviluppo non è più solo desiderabile, ma anche necessaria per evitare il collasso ecologico. Ammesso che questo sia davvero “il migliore dei mondi possibili,” perché secondo gli evangelisti del neoliberismo globale le alternative sarebbero perfino peggiori e irrealizzabili, rimarrebbe in ogni caso un mondo impossibile.

E’ inutile girarci attorno, si tratta di una vera e propria rivoluzione, una trasformazione radicale della nostra società, non di una timida “transizione ecologica”. E “se non faremo l’impossibile” come spiega Murray Bookchin “ci aspetterà l’impensabile.”

Roberto De Vogli 

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