I belgi in Congo e le atrocità di Léopold II

Si devono istituire giornate della memoria per commemorare accadimenti tragici che altrimenti andrebbero rimossi via dal tempo, perché la memoria d'uomo dura il tempo della vita di una generazione. Poi si affievolisce fino a scomparire. Il filosofo Hume parlava dei ricordi come di impressioni sbiadite che col passare del tempo si dissolvono. Ma l'esercizio della storia serve per ricordare e mantenere le fonti di ciò che è accaduto, e mantenere vivo lo Spirito della Storia è a volte un dovere morale. Poco più di 150 anni fa era uso comune, giustificato eticamente e giuridicamente, esercitare il dominio dell'uomo sull'altro uomo. Forse non in molti si sono soffermati nella loro vita a riflettere più di cinque minuti su tutti i significati impliciti nel concetto di schiavitù e del colonialismo. Credo che questo capiti anche per salvaguardare la propria sanità mentale, e soprattutto cercare di conservare l'innocenza che il tempo, e la scarsa memoria storica, ha potuto regalare ai figli di coloro che perpetravano tali disumanità. Vi erano pratiche che venivano comunemente praticate dai proprietari terrieri come punizione: il taglio delle mani, delle gambe dei bambini che erano figli degli schiavi che non riuscivano a raccogliere la quota di gomma richiesta; oppure si intrattenevano sessualmente con le mogli degli schiavi stessi. Una delle tante, inaudite punizioni corporali che venivano inflitte agli schiavi africani era anche la pena di morte. A volte si fa riferimento alla schiavitù, ma anche al colonialismo, come una faccenda che non ci riguardi, come una cosa ormai datata su cui è normale soprassedere con una scrollata di spalle. Io credo sia dovere di tutti ricordare e commemorare affinché queste cose cessino di esistere, perché purtroppo la schiavitù ha cambiato il volto, ma non è stata ancora abbandonata come pratica umana. 

 Soumaila Diawara

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