Tomaso Serra, detto "il Barba"

Tomaso Serra, detto "il Barba", nasce a Lanusei (Nuoro) il 23 marzo 1900, ma a causa della professione del padre, operaio delle Ferrovie complementari, sin da bambino è costretto a continui trasferimenti di paese in paese, sino a quando la sua famiglia non si stabilisce definitivamente a Barrali, dove Tomaso negli anni 60 proverà a mettere in pratica un interessante esperimento di autogestione.

C'è da aggiungere inoltre che Tomaso era cugino degli anarchici di Gairo Paolo, Enrico e Angelo.

L'emigrazione e l'anarchismo

Per mantenersi, Serra svolge umili ma dignitose professioni: muratore, contadino ecc., senza che ciò gli impedisca di leggere e studiare da autodidatta. Nonostante il buon lavoro del padre, la sua famiglia non naviga nell'oro e lui, a soli 16 anni, è costretto ad emigrare nel Nord Italia dove viene assunto come operaio nella costruzione di alcune dighe e acquedotti. Nel 1918, terminata l'esperienza nel settentrione, raggiunge la Francia per lavorare alla ricostruzione della rete ferroviaria e in miniera.

Intorno al 1919 o 1920 si trova in Svizzera, paese in cui entra in contatto con anarchici come Luigi Bertoni e con gli ambienti dell'anarchismo svizzero:

«44-43 anni or sono per la prima volta in Svizzera a Binningen, attaccato a Basilea, ignoravo l'anarchia e gli anarchici, ma con gli amici, compagni di lavoro si parlava, sorgeva il fascismo. Fui invitato a far parte di una filodrammatica, e parlando con colui che era l'organizzatore e direttore, nonché il comico, sovente mi diceva, asseriva che io fossi anarchico, e francamente rispondevo che ignoravo completamente quanto lui riscontrava in me. Ebbene allora risulta che sei anarchico senza saperlo. In ogni modo la prima volta che arriverà Luigi Bertoni a tener conferenza qui, ti presenterò, gli spiegherò. E così fu, feci la conoscenza di Bertoni, presi opuscoli, mi abbonai al Risveglio e così via ...» (Lettera indirizzata a Giovanni Peretti, 1963) [1].

Esule in Europa

All'avvento del regime di Mussolini, Tomaso Serra non nasconde le sue idee ed è per questo perseguitato e costretto a spostarsi di nazione in nazione: dalla Svizzera si reca in Francia, da cui è però espulso per "attività sovversive", poi giunge in Lussemburgo, dove è arrestato nel febbraio 1928 e condannato a 1 mese di carcere per passaporto falso. In seguito lavora in Belgio alla costruzione di una diga, dopo la quale emigra in Germania, da dove è ancora espulso, quindi decide di ritornare ancora una volta in Francia.

Dal 1931 è di nuovo, clandestinamente, in Svizzera, prima a Basilea, dove viene arrestato il 4 febbraio ed espulso dal Cantone, poi a Zurigo, dove conosce molti anarchici (Bulzamini e la sua compagna, Guido Rusconi, Spotti, Scaltri, Bedoni, Luigi Frigerio ecc.). Grazie al Foyer des réfugés politiques antifascistes (organizzazione fondata da antifascisti italiani e da socialisti e anarchici svizzeri), dal 1934 al 1936 si ripara a Ginevra. Qui incontra Randolfo Vella, frequenta il gruppo del «Réveil» (Risveglio), partecipando alle operazioni di tipografia e di diffusione del giornale.

La Rivoluzione spagnola

Ai primi del 1936 viene espulso anche dalla Svizzera. L'amico André Oltramare lo accompagna, in auto, alla colonia dei bambini degli antifascisti di S. Cergues, in Francia, anche se l'obiettivo è quello però di andare in Spagna e partecipare agli eventi rivoluzionari. Nella penisola iberica vi giunge il 25 agosto 1936, l'entusiasmo dell'arrivo a Barcellona è testimoniato da una lettera in cui scrive: «... il rosso e il nero in tutti i mezzi di trasporto, taxi, tram... sparirono dalla circolazione i preti, i frati e le monache, le chiese trasformate e utilizzate a secondo i casi urgenti e utili...» [2].

Per qualche settimana si addestra presso la caserma Predalbes, poi a Huesca, dove entra nel gruppo comandato da Libero Battistelli, localizzato nel sud-est del cimitero della città. Continua la corrispondenza con l'amico e compagno svizzero Bertoni e pubblica anche diversi articoli sul Risveglio.

Nel settembre 1936 si trova al fronte Teruel, dove si unisce agli anarco-sindacalisti della Colonna Ascaso, in una batteria intitolata a Michele Schirru, anarchico e sardo come lui. Qui avrà l'opportunità di rivedere l'amico Luigi Bertoni, Auguste Cornu e André Oltramare. Dopo essere stato ferito in battaglia, il 19 luglio 1937 Tomaso Serra, Renato Bruni e Masi vengono però arrestati dai «bolscevichi catalani» nella piazza Atazanas «ove cadde il caloroso Francisco Ascaso... eravamo dei desaparessidos, nei sotterranei della loro centrale, stipati come maiali».

L'amico André Oltramare si dà da fare presso le autorità catalane per capire dove è stato trattenuto Serra. Alla fine i due riescono ad incontrarsi, Serra evita la fucilazione ed è trasferito al carcere Modelo, dove incontra anche lo svizzero Albert Minnig.

Una volta scarcerato scappa prima in Francia, poi in Belgio, infine ritorna in Francia, dove è arrestato a Lille nel febbraio 1939 e deportato nel campo di prigionia di Le Vernet (Ariège) (vi rimarrà fino a novembre 1940). Prima dell'arresto riesce però ugualmente a costituire un gruppo anarchico clandestino insieme ad altri anarchici che si trovano nelle sue stesse condizioni.

La lotta al fascismo

Dopo la liberazione dal carcere è però estradato in Italia, nel dicembre 1941, dove è immediatamente arrestato e in seguito condananto al confino a Ventotene per 5 anni [3]. Giunto nell'isola il 25 luglio del 1942, l'anno successivo viene trasferito nel campo di concentramento di Renicci, da cui nel settembre 1943, dopo la caduta del fascismo, evade insieme ad altri compagni, unendosi alla resistenza nelle fila di "Giustizia e Libertà " (GL) di Emilio Lussu, dedicandosi in particolare ad opere di sabotaggio e guerriglia contro i nazifascisti. Ospite della famiglia Norma, il cui capo è anche membro di GL, Tomaso scampa alla strage delle fosse Ardeatine solo per puro caso. Non fu così fortunata la famiglia che lo ospitava, che invece cadde vittima della rappresaglia nazi-fascista.

Il rientro in Sardegna

Finita la guerra, nel 1947 rientra in Sardegna, dove fa il contadino, così come i suoi fratelli e le sue sorelle, diffondendo le idee anarchiche attraverso la propaganda e l'esempio. Nel 1948 a Cagliari, escono due numeri unici dal titolo Anarchia, i cui responsabili sono di uno il cagliaritano Efisio Casula e dell'altro proprio Tomaso Serra. nello stesso periodo partecipa alle attività di un gruppuscolo anarchico cagliaritano denominato Azione Diretta. Negli anni ‘50 Tomaso si trasferisce per un certo periodo di tempo a Soriano del Cimino, dove il cugino Enrico Puddu, insieme ai suoi fratelli, aveva messo in piedi un'attività di calzaturificio che però non avrà fortuna e Tomaso farà rentro nell'isola.

Negli anni '60 ha l'idea di costruire una comunità libertaria per gli anarchici sardi, specie per gli anziani o quelli bisognosi di aiuto. Il progetto suscita molte critiche, ma durante un congresso (1962) della Federazione Anarchica Italiana difende tenacemente la sua idea, che aveva il fine anche, ma non solo, di non costringere i libertari in difficoltà a chiedere sostegno allo Stato o alla Chiesa. In questo periodo entra in contatto con molti anarchici sardi, tra cui Pietrino Arixi e con i cugini Puddu [4], con cui a Barrali fonda la cooperativa Lavoro e benessere, che sarà sciolta negli anni '70 perché non depositava nessun bilancio.

Verso il 1968, desideroso di aiutare Angelo Sanna, appena uscito dal carcere dopo aver scontato 25 anni di detenzione per tentato regicidio, grazie a degli aiuti economici che riesce finalmente a reperire, decide di mettere in atto a Barrali un progetto autogestionario, la cosiddetta Collettività Anarchica di Solidarietà (CAS) [5]. La CAS sarà il risultato del forte senso di giustizia e libertà diffuso da serra tra la sua gente, progetto che godrà dell'appoggio solidale di tutto il paese. In seno a questo progetto nasce nel 1981 l'"Arkiviu-bibrioteka de kurtura populari" (Archivio-biblioteca di cultura popolare) che alla sua morte assumerà la denominazione di "S'arkiviu-bibrioteka "T. Serra"" [6].

Tomaso Serra muore nella "sua" Barrali (Cagliari) l'8 ottobre 1985.

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