Smog

Lockdown” a Pechino, ma non è colpa del Covid: troppo inquinamento nell’aria

Lo smog avvolge Pechino, che chiude strade e ferma le attività all’aperto. Una sorta di “lockdown” nella capitale cinese, ma questa volta la colpa non è della pandemia di Covid-19 ma dell’inquinamento. Mentre a Glasgow sono in corso colloqui cruciali per la lotta al cambiamento climatico e la Cina è stata apertamente criticata per l'assenza al summit del presidente Xi Jinping, che ha partecipato solo con un intervento scritto, lo smog torna appunto ad avvolgere la metropoli. Tratti autostradali e aree all'aperto della capitale sono rimasti chiusi per la scarsa visibilità e per la concentrazione di polveri sottili nell'atmosfera, che la rendono “malsana”, o secondo i rilevamenti anche “molto malsana”. L'innalzamento delle emissioni di CO2, principale responsabile del surriscaldamento globale, è in corso da giorni e coincide con l'aumento della produzione di carbone per ovviare alla crisi energetica che di recente ha colpito diverse aree del nord-est del Paese.

Le autorità di Pechino attribuiscono l'aumento dello smog a condizioni meteorologiche sfavorevoli e all'aumento dello smog a livello regionale. Intanto, tra le prime conseguenze dell'ondata di inquinamento, le scuole della capitale cinese hanno ricevuto l'ordine di sospendere tutte le attività di educazione fisica all'aperto. E Pechino non è la sola a dover fare i conti con l’inquinamento nell’aria: anche altre città come Shanghai, Tianjin e Harbin hanno dovuto chiudere tratti autostradali per scarsa visibilità, in alcuni casi inferiore ai duecento metri. L'ondata di inquinamento atmosferico a Pechino dovrebbe persistere fino alla serata di sabato e attenuarsi nella giornata di domenica, quando dovrebbe arrivare la neve.

Susanna Picone

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