Shireen

Colpita all’orecchio, sotto il casco protettivo e sopra il giubbotto antiproiettile. Chi ha sparato voleva uccidere. Le testimonianze di un collega, Alì Sammoudi, anche lui ferito al torace, ed i numerosi video che documentano gli spari contro i soccorritori e contro l’ambulanza sono documenti inequivocabili sull’intenzionalità e predeterminazione di uccidere. Il premier israeliano e la sua macchina di propaganda hanno cercato di coprire le vergogne con le falsità. Ha pubblicato sui social un video di spari da parte di resistenti palestinesi in un quartiere lontano dal luogo dell’assassinio di Shireen Abu Aqila. L’associazione israeliana per i diritti umani B’tselem lo ha smascherato, dimostrando con un sopralluogo, riprese e collocazioni dei due luoghi sulla planimetria della città di Jenin, l’assurdità e il palese tentativo di depistaggio delle insinuazioni governative israeliane (segui in inglese). Fallito il depistaggio, il governo di Tel Aviv ha cambiato linea e ha promesso un’inchiesta indipendente. Lo hanno seguito a ruota libera le diplomazie occidentali, offrendogli una linea di credito immeritata. Ha fatto bene l’autorità nazionale palestinese a raccogliere tutte le prove e le testimonianze, per chiedere un’indagine della Corte Penale Interazionale unico organismo abilitato a inchiodare il governo Bennett alle sue gravissime responsabilità. Perché questo assassinio è un crimine di guerra.

 — Shireen Assassinata a sangue freddo


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