Maria Grazia Calandrone

La cecità amorosa

Grazie per le barche ferme
nella giornata grande e bellissima
con i ponti abbassati e le cabine
piene di luce.
Diranno che nel fumo si formavano 
volti estranei. Incolperanno
gli innocenti
li attaccheranno nelle loro case
con gli eserciti.
Inserisci la lingua nel fermaglio
e domanda la grazia del martirio.
Grazie per l’alba fresca e senza vento
che precede l’inizio
e i voli chiari e calmi
separano il pomeriggio in due coppe
di effimero argento.

Non avevo nemici, avevo
sospensioni, ero seduta a pensare
non so
sopportare l’amore, il cuore si corrompe 
e si rassegna sul ramo
e un’euforia mi circola nel sangue come il muso 
di un lieto somarello che bruca
la radura nel centro del mattino.
Non creare eccessiva sofferenza all’animale
durante il sacrificio
controlla che la lama sia tagliente.
Mattutino è il mio cuore
liberato dall’uomo e domenicale
pagliuzza
fra i denti dell’altissimo.

Quando hanno adagiato il corpo sull’altare 
nell’aria  c’era soprattutto silenzio
e il mercurio di migliaia di lampadine
radiazioni e vanadio più che nell’incendio
dei pozzi di petrolio e nella sordità dei crematori.
Grazie per quel filo di pietà che resiste
nella trina sul collo di lei.

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