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Visualizzazione dei post da giugno, 2024

Trauma

TRAUMA, come depressione, è una parola che ha la peculiarità di diventare meno grave e acuta man mano che la usi. Se durante l’infanzia indica un evento oscuro e violento in cui verrai assorbito tuo malgrado (quando i tuoi amici ti hanno invitato a scalare un albero più in fretta di loro non credevi davvero che saresti caduto, né tantomeno che saresti finito in coma), durante l’adolescenza capirai che nel confino della tua cameretta, e delle complicate relazioni sentimentali che intrattieni, tutto è trauma: un bicchiere spaccato inavvertitamente, il ciclo mestruale durante la gita scolastica, una telefonata alle tre di notte in cui nessuno si prende la briga di rispondere. Per diversi anni della tua vita, sarai sempre traumatizzato e depresso, e rivendicherai questa suscettibilità con penoso orgoglio. Il trauma non è più la caduta precipitosa da un albero, non ha più alcuna qualità ossea, ma è diventato una specie di happening diffuso in cui vivi 24/7: cambi stanza ma ti pare di stare

FramMenti

 Se andate a parlare con i bambini dell'asilo o della prima elementare, troverete classi piene di appassionati di scienza. Fanno domande profonde. Chiedono: 'cos'è un sogno, perché abbiamo le dita dei piedi, perché la luna è rotonda, qual è il compleanno del mondo, perché l'erba è verde?' Sono domande profonde e importanti. Vengono fuori da sole. Se andate a parlare ai ragazzi dell'ultimo anno delle superiori, non c'è nulla di tutto questo. Non sono più curiosi. Tra l'asilo e l'ultimo anno delle superiori è successo qualcosa di terribile' Carl Sagan, astronomo, divulgatore scientifico, scrittore, premio Pulitzer, astrochimico

La straniera

Scrivere te stessa significa ricordare che sei nata con rabbia e sei stata una colata lavica densa e continua, prima che la tua crosta si indurisse e si spaccasse per lasciare affiorare una specie di amore, o che la forza inutile del perdono venisse a levigarti e ad appiattire ogni tuo avvallamento. Rileggere te stessa significa inventare quello che hai passato, individuare ogni strato di cui sei composta: i cristalli di gioia o di solitudine sul fondo, le conseguenze di una memoria che è evaporata, tutto ciò che è stato scavato e poi inondato, solo per renderti conto che non è vero che il tempo guarisce: c'è una frattura che non verrà mai riempita. L'unica cosa che fa il tempo è portare con sé polvere ed erbacce, in modo che quella crepa venga ricoperta fino a trasformarsi in un paesaggio diverso, lontano, quasi fiabesco, in cui si parla un idioma che non conosci più, credibile come l'elfico. Passeggi sulle rovine della tua famiglia e ti accorgi che alcune parole sono sta

FramMenti

Si potrebbe tentare di giustificare l’obbedienza di tutto un popolo a un piccolo numero di uomini, se i governanti fossero, non dico i migliori, ma semplicemente i meno peggiori tra di noi; si potrebbe provare ancora se, di volta in volta, il potere fosse occupato da uomini onesti. Malauguratamente questo non è accaduto, non è mai stato e non potrà mai essere. I governanti sono sempre i più cattivi, i più insignificanti, crudeli, immorali e, soprattutto, i più ipocriti. E non è tanto per volontà del caso, ma piuttosto per una regola generale, la condizione assoluta dell’esistenza del governo. Lev Nikolàevič Tolstòj - Guerra e rivoluzione

Segno zodiacale Delfino

Era il 1972, avevo circa sei anni e vivevo a Gela, una piccola città sulla costa mediterranea della Sicilia, proprio di fronte all’Africa del Nord. In quella zona, un tempo, si erano insediati i Rodio-Cretesi, che avevano dato vita a un fiorente commercio con l’entroterra, ma, agli inizi degli anni ‘70, poco rimaneva dei fasti del passato. Per l’esattezza abitavo a Macchitella, un villaggio residenziale costruito di fronte al lido. Lì il piano regolatore aveva funzionato ed era nata quell’oasi di palazzine azzurre a tre piani e qualche torre rosa di sei, distribuite fra boschetti di eucalipti, cespugli di oleandri e di gelsomino dal profumo intenso. Il villaggio aveva tutto: scuole, supermercati, impianti sportivi, la chiesa, il teatro, il cinema. Le strade erano pulite, ordinate e ornate da vari tipi di piante — gerani, gelsomini, stupende stelle di Natale perennemente in fiore — e conducevano tutte alla passeggiata lungo mare, dove c’erano i gelatai, i venditori di “mellone” (an

FramMenti

«Non ci sono manuali che insegnano regole infallibili, si impara a progettare progettando come a nuotare nuotando. Si impara da ogni progetto, da ogni errore, da ogni volta che si torna indietro.» Elisa Valero Ramos  

Circolo

Lei è penetrata in un recinto della mia intimità che era rimasto ermeticamente chiuso e che io stesso non conoscevo. Nei suoi gesti, nell’odore della sua pelle, nel suo modo di guardarmi, immediato, intenso, in un breve intervallo che mi lasciava imbevuto in una travolgente tenerezza, nella sua dipendenza fatta di accettazioe irriflessiva e assoluta, aveva la virtù di riscattarmi all’istante dalle mie perplessità e ossessioni, dai miei avvilimenti e cadute o dalle mie semplici occupazioni quotidiane, per lasciarmi in una sorta di circolo radioso, fatto di palpitante energia, di vigorosa certezza, come l’azione sconosciuta di una droga sconosciuta che avesse il potere di concedere la felicità senza ombre. Alvaro Mutis

FramMenti

 Il Ribelle è il singolo, l'uomo concreto che agisce nel caso concreto. Per sapere che cosa sia giusto, non gli servono teorie, né leggi escogitate da qualche giurista di partito. Il Ribelle attinge alle fonti della moralità ancora non disperse nei canali delle istituzioni. Qui, purché in lui sopravviva qualche purezza, tutto diventa semplice ".   Trattato del Ribelle - Der Waldgang, 1951 -  Ernst Jünger

Dino Buzzati 17. INVITI SUPERFLUI

Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. "Ti ricordi?" ci diremo l'un l'altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu - ora mi ricordo - non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai

FramMenti

La guardai di nuovo: stava distesa, a gambe larghe, supina, così come l'ultimo amplesso l'aveva lasciata, senza pudore, ma apparentemente fiduciosa che io avrei considerato questo suo abbandono come una dimostrazione di naturalezza e di intimità. E allora, guardandola, non potei far a meno di soggiacere all'illusione maschile che vede nel possesso fisico il solo possesso reale. (A. Moravia)

Carmen Cristina Wolf

 L'anima Dimmi, geranio del giardino Sai dove se n’è andata l’anima? Il corpo assente e le mie mani non riescono a ricamare i suoi ricordi Non so dove tu sia, anima mia spero solo che tu vada di buon passo Non parlare con l’usignolo perderesti il volo nell’ombra Non è ancora tempo di incontrare l’albero dell’inizio.

FramMenti

E’ proprio quando credete di sapere qualcosa, che dovete guardarla da un’altra prospettiva, anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovrete provare. Ecco, quando leggete, non considerate soltanto l’autore, considerate quello che voi pensate. Figlioli, dovete combattere per trovare la vostra voce. Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non trovarla affatto. Thoreau dice che molti uomini hanno vita di quieta disperazione. Non vi rassegnate a questo! Ribellatevi! Non affogatevi nella pigrizia mentale. Guardatevi intorno! Osate cambiare. Cercate nuove strade. dal film: L'attimo fuggente

Ci terrei

Ci terrei a precisare che ho comprato questa tovaglia con il suo semplice disegno ripetitivo di fiori viola scuro non menzionati da alcun botanico perché mi ricorda quel vestito stampato che indossavi l’estate che ci siamo conosciuti (un vestito – hai sempre sostenuto – che non ti ho mai detto che mi piaceva). Be’, mi piaceva, sai. Mi piaceva. Mi piaceva un sacco, che ci fossi tu dentro oppure no. Come è potuto uscirsene così in silenzio dalla nostra vita? Detesto (proprio detesto) l’idea di qualche altro sedere che faccia svolazzare a sinistra e a destra quelle pesanti corolle. Detesto ancor più immaginarmelo sgretolarsi in una discarica o fatto a brandelli – un pezzo qui che pulisce un’astina dell’olio un pezzo là intorno a una crepa in un tubo di piombo. È passato tanto tempo ormai, amore mio, tanto tempo, ma stanotte proprio come la nostra prima notte sono qua, la testa leggera tra le mani e il bicchiere pieno, che fisso i grossi petali sonnolenti fino a quando si

FramMenti

 Ci sono tre tipi di persone al mondo: quelle inamovibili, statiche che non vogliono andare da nessuna parte e non fanno e non raggiungono niente. Ci sono persone mobili, dinamiche che sentono il bisogno di cambiamento e sono preparate ad ascoltarlo ed accoglierlo. E ci sono persone che si muovono, che agiscono, coloro che fanno accadere e precipitare le cose. E se possiamo incoraggiare sempre più persone, ci sarà un movimento. E se il movimento sarà abbastanza forte sarà, nel miglior significato della parola, una rivoluzione. E questo è quello di cui abbiamo bisogno. Benjamin Franklin

Un amore

È l’ora inospitale e ingrata in cui non ci sono più desideri. Chiusi e neri i locali del divertimento e del vizio, assopiti nella carnale stanchezza gli amanti, spenti i lumi, benché la luce del giorno non basti ancora. Anche le auto dei più disperati nottambuli sono rientrate. Non una finestra accesa. Tutti chiusi nel tepore del letto. Solo furgoni delle immondizie che rotolano di quando in quando. Una luce che non è luce, è grigio, è sonno, è lucernario, è indifferenza assoluta. Guai a chi in una città si lascia sorprendere da questa ora senza pietà, quando piove a cateratte e lui è solo. Gli pareva di essere un bambino castigato e battuto ingiustamente, di cui nessuno sa nulla. In quel momento dormivano tutti, i fratelli, la mamma, gli amici, quelli che di lui avevano bisogno e di cui egli aveva bisogno. Non esistevano più. Erano incastrati nel sonno dell’alba, così profondo e benefico quando piove. Era solo. Si sentiva solo, ignorato e smarrito col suo affanno infernale di cui la g

FramMenti

Come fai a spaventare un uomo quando quella che lo tormenta non è la fame nella sua pancia ma la fame nella pancia dei suoi figli? Non puoi spaventarlo: conosce una paura peggiore di tutte le altre. Furore, John Steinbeck 27 febbraio 1902 - 20 dicembre 1968

Meccanismi

Per il resto, caro amico, sono pigro, un po’ vigliacco, un po’ coraggioso. Il mio vecchio maestro Giovanni Sieff che aveva una barba bianca come Carlo Marx, Omero o Garibaldi, disse a mia madre impaurita (quando avevo sette anni): “Potrebbe fare molto di più, ma sta lì imbambolato a guardare.” Aveva ragione. Sto lì imbambolato a guardare che cosa succede: mi devo convincere che c'è qualcosa di reale intorno, magare un ordine o un disordine, una ragione, una spinta o, come si dice, un perché. Devo riuscire con una lunga concentrazione o distrazione a isolare zone limitate, finché lì dentro sembri che gli ordini ci siano - almeno sembri - come in una specie di ipnosi sulla zona concentrata. Mi riesce soltanto quando stacco tutti i meccanismi irreali del condizionamento. Ma è difficile che mi riesca. Per muovermi, per alzare una mano o fare un passo devo piano piano convincermi che alcuni degli atti o delle cose che mi circondando ci sono. Del resto, caro amico, forse sarei capace di

FramMenti

 Cerchiamo di vivere in pace, qualunque sia la nostra origine, la nostra fede, il colore della nostra pelle, la nostra lingua e le nostre tradizioni. Impariamo a tollerare e ad apprezzare le differenze. Rigettiamo con forza ogni forma di violenza, di sopraffazione, la peggiore delle quali è la guerra. Margherita Hack

Animalista?

Quando mi chiedono se sono animalista io rispondo: “No, sono normale, sono semplicemente come tutte le persone dovrebbero essere. Esistono forse i bambinisti? No, perché è normale amare e proteggere i bambini. Perché, come gli animali, sono più deboli e non possono difendersi da soli”. Quando mi chiedono il perchè io mi batto tanto per gli animali, perchè a volte rischio anche la galera, io rispondo: se tutto intorno a voi ci fossero persone che tengono donne prigioniere, le violentassero ripetutamente, portassero via loro i figli e questi bambini venissero rinchiusi, torturati e uccisi… voi non aiutereste queste creature indifese? E se la legge permettesse tutto questo, voi non la infrangereste?  (Walter Bond)

FramMenti

Tutti i punti di riferimento che davano solidità al mondo e favorivano la logica nella selezione delle strategie di vita (i posti di lavoro, le capacità, i legami personali, i modelli di convenienza e decoro, i concetti di salute e malattia, i valori che si pensava andassero coltivati e i modi collaudati per farlo), tutti questi e molti altri punti di riferimento un tempo stabili sembrano in piena trasformazione. Si ha la sensazione che vengano giocati molti giochi contemporaneamente, e che durante il gioco cambino le regole di ciascuno. Questa nostra epoca eccelle nello smantellare le strutture e nel liquefare i modelli, ogni tipo di struttura e ogni tipo di modello, con casualità e senza preavviso.” Zygmunt Bauman, La società individualizzata Ed. Il Mulino 2010

Dino Buzzati 16. QUALCHE UTILE INDICAZIONE A DUE AUTENTICI GENTILUOMINI

 (di cui uno deceduto per morte violenta) Un uomo sui 35 anni, di nome Stefano Consonni, vestito con una certa ricercatezza e con un pacchettino bianco nella mano sinistra, passando alle dieci di sera, addì 16 gennaio, per la via Fiorenzuola, a quell'ora deserta, udì intorno a sé improvvisamente come un sonoro ronzio di mosconi che sussurrassero. Mosconi di pieno inverno e con quel freddo? Ne rimase stupito e fece così con la mano, per scacciarli. Ma il ronzio si faceva sempre più sussurro, e a un certo punto gli parve di sentire delle parole, sottili, sottili, come succede alle volte dalla cornetta del telefono abbandonata sul tavolo durante la conversazione, quando l'altro continua a parlare. Si guardò intorno, a onor del vero con un certo batticuore; la via era proprio deserta: da una parte le case, dall'altra il lungo muro di cinta delle ferrovie; e i lampioni erano accesi regolarmente. Ma non si vedeva nessuno. " Cosa c'è? " ebbe alla fine il coraggio di

FramMenti

 Metti che tu hai lavoro per un operaio, e che per avere quel posto si presenta solo uno. Ti tocca dargli la paga che vuole. Ma metti che si presentano in cento.” Il ragazzo posò la raspa. Il suo sguardo s’indurì e la sua voce s’inasprì. “Metti che quel posto lo vogliono in cento. Metti che quei cento hanno dei bambini, e che quei bambini sono affamati. Metti che dieci centesimi bastano per comprare un po’ di farina di mais a quei bambini. Metti che cinque centesimi bastano per fargli mettere almeno qualcosa sotto i denti. E per quel posto si sono presentati in cento. Tu offrigli cinque centesimi, e vedi se non s’ammazzano tra loro per avere i tuoi cinque" centesimi". John Steinbeck,  "Furore", 1939

Amicizia

Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita, Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te. Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro, però quando serve starò vicino a te. Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cada. La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei, però gioisco sinceramente quando ti vedo felice. Non giudico le decisioni che prendi nella vita, mi limito ad appoggiarti, a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi. Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti, però posso offrirti lo spazio necessario per crescere. Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore, però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo. Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere, solamente posso volerti come sei ed essere tuo amico. In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico, in quel mo

FramMenti

Come va? - disse un cieco a uno zoppo - Come vede - rispose lo zoppo. Georg Christoph Lichtenberg

La democrazia dei signori

Il presupposto, quasi esplicito, su cui sorse l’UE fu che i paesi ‘peccatori’ (Italia e Grecia in particolare) avevano vissuto fino ad allora al di sopra delle loro possibilità, eccedendo in spesa pubblica ovviamente non immediatamente redditizia. Ricordiamo le prediche in proposito. Certo, ogni tanto ci viene detto che basterebbe l’importo dell’italica evasione fiscale per risanare il debito che ci strangola e ci rende sorvegliati speciali all’interno della UE. Ogni volta però si conclude, con un sospiro, che si tratta di un male incurabile. E allora, ancora una volta, non resta che «pestare» quelli che «stanno sotto». E anche, forse soprattutto, a tal fine, si provvede ad instaurare, di volta in volta, un esecutivo «europeista». Il teorema non fa una grinza. Salvo che in un punto fondamentale, che vorremmo qui brevemente tratteggiare: alle vere e ataviche carenze italiane potrebbe porre rimedio un gigantesco investimento che incrementi proprio la pubblica amministrazione, ma questo è

FramMenti

Erba Nessuna paura che mi calpestino. Calpestata, l’erba diventa un sentiero. Blaga Dimitrova

Uomini

Per quanto gli uomini, riuniti a centinaia di migliaia in un piccolo spazio, cercassero di deturpare la terra su cui si accalcavano, per quanto la soffocassero di pietre, perché nulla vi crescesse, per quanto estirpassero qualsiasi filo d’erba che riusciva a spuntare, per quanto esalassero fiumi di carbon fossile e petrolio, per quanto abbattessero gli alberi e scacciassero tutti gli animali e gli uccelli, la primavera era la primavera anche in città, il sole scaldava, l’erba, riprendendo vita, cresceva e rinverdiva ovunque non fosse strappata, non solo nelle aiuole dei viali, ma anche fra le lastre di pietra , e betulle, pioppi, ciliegi selvatici schiudevano le loro foglie vischiose e profumate, i tigli gonfiavano i germogli fino a farli scoppiare; le cornacchie, i passeri e i colombi con la festosità della primavera già preparavano nidi, e le mosche ronzavano vicino ai muri, scaldate dal sole. Allegre erano le piante, e gli uccelli, e gli insetti, e i bambini. Ma gli uomini, i grandi

FramMenti

Gli italiani, ad osservarli bene, ti viene da pensare che il rinascimento sia stato solo una botta di culo. cit.

Il vagabondo

Fu nel giardino di un manicomio che incontrai un giovane dal volto pallido, bello e pieno di stupore. E mi sedetti accanto a lui sulla panca, e chiesi: «Perché sei qui?». E lui mi fissò con uno sguardo di meraviglia, e disse: «È una domanda indiscreta, ma risponderò lo stesso. Mio padre voleva fare di me una perfetta copia di se stesso; e così anche mio zio. Mia madre, voleva che fossi l’immagine del padre suo. Mia sorella elevava il marito marinaio ad esempio perfetto che anch’io avrei dovuto seguire. Mio fratello pensa che io dovrei essere identico a lui, un bravo atleta. E anche i miei insegnanti, il dottore in filosofia, il maestro di musica, e il professore di logica erano tutti ben decisi: ognuno di loro altro non voleva se non che io fossi il riflesso del suo volto in uno specchio. Per questo sono venuto qui. Trovo che è più sano, qui. Qui posso essere me stesso, almeno». Poi si volse di scatto verso di me e disse: «Dimmi, anche tu ti trovi in questo posto per ragioni attinenti

FramMenti

Ma che cosa vuoi ancora conquistare? Di più della terra non puoi conquistare. E cos’è poi la terra? E' tutta tonda, una goccia sospesa nell’universo. Al sole non puoi arrivare, e neppure alla desolata luna basta il tuo potere; non puoi assoggettare il mare, la neve dei poli o la sabbia del deserto, ma alla fin fine soltanto qualche lembo di terra verde. E le tue conquiste non sono nemmeno di lunga durata. Domani la tua sovranità sarà ridotta in cenere, perché dovresti soprattutto – e perlomeno – assoggettare la morte. Dunque, non essere folle e metti via le armi. Dio stesso ha fatto in mille pezzi la tua arma. L'armatura ti sia sufficiente a proteggerti dai folli che pensano ancora alle conquiste.” Carl Gustav Jung (1875-1961), Il Libro Rosso, Liber Secundus, cap IX

Eroi di ieri

Cosa hanno fatto PAPA' e MAMMA per invecchiare da un momento all'altro? Sono invecchiati… i nostri genitori sono invecchiati. Nessuno ci aveva preparato per questo. Un bel giorno perdono la compostezza, diventano più vulnerabili e acquisiscono delle manie "stupide". Hanno molti chilometri addosso e sanno tutto, e quello che non sanno lo inventano. Sono stanchi di badare agli altri e di servire da esempio: ora è arrivato il momento di essere curati e coccolati da noi. Non fanno più piani a lungo termine, ora si dedicano a piccole avventure come mangiare di nascosto tutto ciò che il medico gli ha vietato. Hanno macchie sulla pelle. Improvvisamente sono tristi. Ma non sono obsoleti: i figli sono obsoleti, che rifiutano di accettare il ciclo della vita. E ' difficile accettare che i nostri eroi e le nostre eroine non abbiano più il controllo della situazione. Sono fragili e un po’ smemorati. Hanno questo diritto, ma continuiamo a chiedere loro l'energia di una loc

FramMenti

Stamattina c’è neve dovunque. Ci facciamo sopra dei commenti. Mi dici che non hai dormito bene. Dico che neanche io. Tu hai avuto una nottata terribile. “Anch’io”. Siamo straordinariamente calmi e teneri l’uno con l’altra, come se ognuno di noi percepisse la fragilità mentale dell’altro. Come se sapessimo cosa l’altro prova. Non è così, naturalmente. Non è mai così. Non importa. È della tenerezza che m’importa. Questo è il dono che stamattina mi commuove e sostiene. Al pari di ogni mattina. Raymond Carver - Il dono

Dino Buzzati 15. LA FINE DEL MONDO

Un mattino verso le dieci un pugno immenso comparve nel cielo sopra la città; si aprì poi lentamente ad artiglio e così rimase immobile come un immenso baldacchino della malora. Sembrava di pietra e non era pietra, sembrava di carne e non era, pareva anche fatto di nuvola, ma nuvola non era. Era Dio; e la fine del mondo. Un mormorio che poi si fece mugolio e poi urlo, si propagò per i quartieri, finché divenne una voce sola, compatta e terribile, che saliva a picco come una tromba. Luisa e Pietro si trovavano in una piazzetta, tepida a quell'ora di sole, recinta da fantasiosi palazzi e parzialmente da giardini. Ma in cielo, a un'altezza smisurata era sospesa la mano. Finestre si spalancavano tra grida di richiamo e spavento, mentre l'urlo iniziale della città si placava a poco a poco; giovani signore discinte si affacciavano a guardare l'apocalisse. Gente usciva dalle case, per lo più correndo, sentivano il bisogno di muoversi, di fare qualcosa purchessia, non sapevano

FramMenti

Fratelli d'Italia | L'Italia s'è desta | Dell'elmo di Scipio | S'è cinta la testa | Dov'è la vittoria?! | Le porga la chioma | Ché schiava di Roma | Iddio la creò. Cit. da Canto degli italiani ‐ Incipit

Se fossi normale

Se fossi normale aiuterei il vento a scrivere poesie sui tuoi capelli. Scalzo nell’acqua di Andreis in cerca della sorgente. E alla sera, ubriachi di luna, senza mai stancarsi di gridare il nostro amore. E poi sugli alberi in cerca di nidi, sulle labbra un verme. Se fossi normale suonerei tutte le campane. E poi via per i prati a diventare fiori, api e miele. Federico Tavan 

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