Anni fa guardavo le rovine del mondo, delle dittature, delle nazioni inaridite, e mi sono detto: “Che cosa posso fare? Io, solo, vecchio e debole. Che cosa? Ricostruire su questa devastazione? Ah!”. Ma mentre giacevo mezzo addormentato, una notte, mi ritornò alla mente un vecchio motivo. Due sorelle che si chiamavano Duncan cantavano una canzone della mia infanzia, intitolata Ricordare. Diceva: “Tutto ciò che faccio è ricordare, caro, così cerca di ricordare anche tu!”. Cantavo quella canzone, ma non era più una canzone, era un modo di vivere. Che cosa avevo da offrire a un mondo che stava dimenticando? I miei ricordi. A che cosa potevano servire? A permettere un confronto. A dire ai giovani “com'era una volta”, a fargli sapere quanto avevano perduto. Scoprii che più ricordavo, più riuscivo a ricordare. Secondo con chi mi trovavo ricordavo i fiori artificiali, i quadranti dei telefoni, i frigoriferi, le mollette per biciclette, no, non le biciclette, ma le mollette che si mettevano...