Premessa "Tutto è santo" ripeteva, con una suasiva litania, il centauro di Pasolini, rivolgendosi a un Giasone fanciullo, ancora immerso nell’innocenza degli anni e nell’esultanza di incontrare il mistero della realtà. Quell'essere mitico e arcaico insegnava al bimbo quali fossero le potenze invisibili del cosmo: gli insegnava a percepirle, a vederle e a onorarle, perché quella era l'armonia del tutto. Crescendo, Giasone dimenticò quella lezione, si lasciò dietro le spalle quel mondo, per trapassare in un universo fatto di razionalità calcolante e strumentale, che reifica, allo stesso modo, natura ed esseri umani: un universo di cose mute, senza centro, dove il Centauro e tutti gli esseri come lui non possono che perdere la loro voce. E, tuttavia, anche il modello di questa razionalità dominatrice, su cui il regno della quantità si è forgiato ed è cresciuto per alcuni secoli, mostra ormai i segni evidenti della sua crisi, nonchè dei suoi limiti esiziali: per quanto a...